martedì 16 dicembre 2008

COME DIFENDERSI DALLE BANCHE

Mercoledì 26 Novembre all’Auditorium Dina Orsi, in una sala quanto mai gremita, il popolare operatore di borsa Eugenio Benetazzo ha esposto nei dettagli i perché di questa “crisi voluta dal sistema” ed il miglior modo per difendersi.

Certamente di questi tempi meglio non fidarsi dei grossi istituti bancari, verso i quali la “diffidenza” è d’obbligo; oggi è il risparmiatore, a tutela dei propri danari, che può e deve fare i ”raggi x” alla banca, scegliendone una meno esposta al rischio di tracollo.
L’ importazione di merce proveniente da un’economia spregiudicata, con lo sfruttamento di manodopera minorile, prodotti di bassa qualità se non addirittura pericolosi per la nostra salute, sono concausa del difficile momento, ed intanto le istituzioni, come il solito parlano, parlano e parlano ancora senza intervenire sostanzialmente.


Ad inizio della serata è intervenuto il Presidente di LIFE Treviso Mirko Cortina
manifestando la soddisfazione nel veder così tanta adesione da parte del pubblico, ringraziando collaboratori e sponsor. Cogliendo in più l’occasione per illustrare ai numerosi presenti il percorso per l’indipendenza delle Terre Venete occupate illegalmente dallo stato italiano, fino all’attuale ricorso in atto presso la Corte Europea dei Diritti Umani, sensibilizzando inoltre i presenti sulla nostra identità Veneta e come dalla storica frase “fatta l’italia bisogna fare gli italiani” il Presidente ha ricordato che noi Veneti non siamo un prodotto costruito, bensì i nonni dei nostri nonni non sapevano neppure cosa fosse l’italia, noi siamo storicamente il Popolo Veneto.


Altra proposta concreta e da portare avanti, aumentare gli stipendi dei nostri dipendenti invece di pagare le trattenute allo stato italiano. Viste le leggi 340/71 e 881/77 a dimostrazione dei nostri diritti, possiamo dire “BASTA TASSE ALLO STATO E FACCIAMO UNITI RICORSO ALLE CORTI INTERNAZIONALI”.


LIFE si ripropone di organizzare altre serate aperte a tutti i Veneti.


“Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui.
Ezra Pound”


martedì 14 ottobre 2008

INCENTIVI AGLI IMPRENDITORI: LA CARINZIA COME MODELLO





Non è un paradiso fiscale e nemmeno un paradiso terrestre, ma sicuramente l'impressione che ci si è fatti della Carinzia, specialmente dopo l'incontro organizzato da Life a Conegliano, è quella di uno stato federale dove l'imprenditore vive con molte meno preoccupazioni il suo rapporto con le istituzioni ed anche con il fisco. Quando Leopold Krassinig, fiscalista e collaboratore del Governo, davanti ad un pubblico attentissimo, ha detto che in Carinzia, oltre all'Irpef, pagata al comune, non esiste nessun altro tipo di imposta (Ici, Irap,...), i presenti si sono guardati stupiti. E potete capire lo sbigottimento quando Karl Pfeifenberger, Vicepresidente del Parlamento della Carinzia, ha affermato che "la nostra Regione concede agli imprenditori incentivi del 27,7%, ma se uno investe in ricerca e sviluppo i benefici si alzano fino a raggiungere anche il 50%".
"La realta possibile": era questo il titolo dell'incontro organizzato da Life e che voleva essere il primo di una serie per mettere a confronto gli stati federali più vicini al Nordest. E a tenere desta l'attenzione, oltre agli ospiti già citati e ad altre illustri personalità tra cui anche i consulenti Life, è intervenuto anche Joerg Haider, il Governatore della Carinzia. "Venite da noi - ha detto Haider - siamo una regione molto piccola ma stiamo recuperando un ruolo economico di primo piano"; e giù a snocciolare dati, a spiegare gli interventi sulla formazione, sull'economia, sulle infrastrutture, sullo snellimento delle procedure.
Si è trattato di una lezione interessante sotto tutti i punti di vista. Con una battuta il Presidente LIFE Treviso, Daniele Quaglia, ha detto: "abbiamo scoperto che a pochi passi da noi, oltre quel confine invisibile, c'è l'aldilà".
Nelle foto, alcuni momenti del convegno coneglianese.

Testi tratti da Notiziario LIFE, Organo informativo ufficiale LIFE, settembre 2001, n. 3

martedì 30 settembre 2008

QUESTI GIUDICI SONO TERZI (IMPARZIALI)?

Il pignoramento del 12 settembre in sede LIFE, contemporaneamente sede dell’Autogoverno del Popolo Veneto e del Tribunale del Popolo Veneto quindi territorio extraterritoriale per quanto riguarda funzionari dello stato italiano, ha costituito violazione dei patti internazionali ed è stata denunciata alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e all’ONU.
Dopo pochi giorni, da questo grave fatto, la giustizia italiana rivelando, le sue vere sembianze, colpisce ancora facendo strame del diritto e dell’equità.
La Cassazione, nella causa LIFE-Camera di Commercio, ci condanna nuovamente alla soccombenza delle spese legali senza considerarci minimamente degni di un giudizio equo e imparziale.
Le aziende Venete non possono chiedere ai giudici italiani il perché, e in base a quali presupposti siano obbligate a pagare un “pizzo mafioso” che si chiama impropriamente “diritto camerale” e se lo fanno, vengono condannate per il solo fatto di avere posto la domanda; e la risposta, Voi Veneti, ve la sognate!
La sentenza qui riportata, della Commissione Tributaria di Foggia, relativa ad un ricorso contro la Camera di Commercio fatto da alcune aziende locali, mette in evidenza due fatti importantissimi.
1) la sentenza (bellissimo il ricorso dello studiomarino) che condanna la Camera di Commercio di Foggia a restituire alle aziende i “diritti” incassati non è stata impugnata in appello dalla Camera di Commercio di Foggia ed è, quindi, a tutti gli effetti esecutiva;
2) la sentenza prevede che le spese di giudizio siano compensate, vale a dire che i ricorrenti pagano i loro legali ed altrettanto fa la Camera di Commercio.
Questo ultimo punto è la prova provata di quanto sostiene LIFE: il giudice italiano non è terzo nei procedimenti che riguardano direttamente l’Amministrazione dello stato e tanto meno se il ricorrente si dichiara di appartenere al Popolo Veneto (L.340/71 art.2).
Che la Camera di Commercio di Foggia venga condannata a restituire il “diritto camerale” ma non alla soccombenza costituisce un trattamento privilegiato se confrontato con le nostre cause sempre prive di una sentenza ma con puntuale soccombenza delle spese.
I giudizi emessi da questi giudici, secondo voi, sono equi e imparziali?
Nei procedimenti che coinvolgono l’Amministrazione dello stato italiano e un cittadino, secondo voi, il giudice italiano si trova nelle condizioni di terzietà, indispensabili per un giudizio equo e imparziale?
Se il cittadino si dichiara appartenente al Popolo Veneto (L.340/71 art.2), quindi titolare dei diritti garantiti dalla L.881/77, secondo voi può essere giudicato, in territorio veneto, da un giudice italiano in cause che lo contrappongono all’Amministrazione dello stato italiano?

martedì 2 settembre 2008

AFFOGATO IN UN MARE DI RICORSI...

Il 26 giugno u.s. in Commissione Tributaria a Treviso, si è discusso uno dei miei ricorsi contro l'IRAP e lo Stato Italiano. Da oltre due anni sto percorrendo la strada del diritto di autodeterminazione del Popolo Veneto e nelle aule giudiziarie di Venezia e di Treviso, questa rivendicazione sta comportando diversi grattacapi ai giudici italiani. Come già a Venezia, anche a Treviso, ho contestato il fatto che io, di nazionalità veneta, per i principi riconosciuti e garantiti dalle leggi italiane, 340/71 art.2 e 881/77, al Popolo Veneto, non ho alcun obbligo nei confronti delle istituzioni italiane in quanto esistono istituzioni di Autogoverno sia amministrative (Autogoverno del Popolo Veneto, vedi sito) che giudiziarie (Tribunale del Popolo Veneto, vedi sito) che mi rappresentano e nelle quali mi identifico in quanto naturali.

Oltre a ciò ho contestato il fatto che i giudici italiani, sono espressione di una entità, lo Stato Italiano, illegittima fin dalla sua nascita e se anche ciò non fosse, i giudici italiani hanno giurato fedeltà alla costituzione italiana ed essendo altresì retribuiti dall'amministrazione dello Stato Italiano risultano essere detentori di obblighi morali e di interessi economici riconducibili ad una delle due parti contendenti (lo Stato Italiano ed io cittadino Veneto). Ne consegue che il giudice italiano non è soggetto terzo nella causa in corso e non si trova nelle condizioni di offrire un giudizio equo ed imparziale. E a questo punto si è aperta una discussione di carattere filosofico-giuridico che ha visto brillante partecipe il mio difensore che ha costretto il Presidente della Commissione Tributaria ad una inequivocabile conclusione: "Ci ritiriamo in consiglio per accertare o meno, la terzietà di questa Commissione Tributaria nel procedimento in corso. Daremo comunicazione delle nostre conclusioni, in forma scritta, all'avvocato difensore." Era il 26 giugno 2008 e fino ad oggi, 1 settembre, non ci è pervenuta alcuna comunicazione, né scritta né verbale.

Questo "ritardo" mi da lo spunto per alcune considerazioni!

La Commissione Tributaria, alla luce di quanto già sentenziato dal Tribunale di Venezia il 20.02.08 (vedi sentenza pagg. 1-2) che ci ha spalancato le porte della Commissione Europea dei Diritti dell'Uomo, ha due possibilità:

1) dichiararsi impotente, come già Venezia, in una causa sollevata da un Veneto contro lo Stato Italiano, con il rischio di scatenare migliaia di ricorsi di cittadini Veneti contro le istituzioni dello Stato Italiano contro ICI, IRPEF, IRAP, INPS, INAIL, C.C.I.A.A., multe stradali, rifiuti ecc...... e conseguenti ricorsi alla Corte Europea;

2) dichiararsi competente e condannarmi, subendo un ulteriore ricorso alla Corte Europea per violazione del diritto di Autodeterminazione dei Veneti in base alle leggi italiane 340/71 art.2 e L.881/77 e ai trattati internazionali sottoscritti dall'Italia con rischio di eventuale condanna per lo Stato Italiano, come spesso e volentieri accade presso la Corte Europea, incappando anche in questo caso nella possibilità che migliaia di Veneti possano ripetere quanto da me già fatto.

E' una situazione molto complessa e pericolosa per le Istituzioni Italiane che potrebbero anche inventarsi qualche decreto legge con effetto miracoloso retroattivo, ma per adesso godiamoci queste piccole magie, frutto di chi ha avuto la brillante idea di costituire un Popolo Veneto, una Autorità di Autogoverno del Popolo Veneto e un Tribunale del Popolo Veneto, che sono riuscite ad inceppare la macchina macchiavelliana per eccellenza:lo Stato Italiano. E se questo mettesse in atto ostruzionismi vari per negarci il sacrosanto diritto di Autodeterminazione, Voi tutti fratelli Veneti, preparatevi a far affogare lo Stato Italiano in un mare di ricorsi.


Daniele Quaglia
Presidente LIFE Treviso


mercoledì 27 agosto 2008

BASTA ITALIA, BASTA INPS


La situazione catastrofica dei conti previdenziali dell'INPS e l'incertezza assoluta per il futuro delle vecchie e nuove generazioni obbligano l'Autorità di Autogoverno del Popolo Veneto ad una presa di posizione seria ed efficace per catturare la fiducia di chi ha lavorato e pensa alla giusta pensione e di chi sta lavorando, perchè non sia schiavizzato, in futuro, dai debiti contratti dall'INPS nel presente e passato.

L'attuale sistema pensionistico italiano deriva da quello ottocentesco applicato nella Prussia di Bismark, cioè a ripartizione, che consiste nel fatto che i contributi pensionistici versati mensilmente dai lavoratori odierni, vengono trasferiti immediatamente ai pensionati attuali. Tale sistema poteva essere ottimo 50 anni fa quando per un pensionato c'erano 7 lavoratoti attivi che versavano i contributi e le prospettive di vita media erano molto più brevi di quelle odierne.

Oggi, in Italia, il rapporto è di un pensionato per 1,7 lavoratori attivi, ma se noi consideriamo che gli statali e i parastatali non producendo ricchezza non incrementano il monte contributivo, questo rapporto si avvicina moltissimo ad 1:1 con la conseguenza reale che ogni lavoratore del privato ha in carico quasi un pensionato.

La situazione è aggravata da due fattori esterni;

1) la riduzione delle nascite (da qui nasce la criminale politica in favore della immigrazione di massa, unico modo per tenere in vita il sistema italia e tutti i suoi parassiti);

2) la vita delle persone che si allunga (50 anni fa la vita media era 60 anni ora 75, con conseguente rendita pensionistica aumentata di 15 anni).

Non potendo innalzare all'infinito l'età pensionabile e crescendo costantemente il numero delle pensioni non sarà altresì possibile aumentare le tasse senza limite e prima o poi lo stato italiano sarà costretto a ridurre i benefici promessi.

Il risultato sarà che le vecchie generazioni, con il loro patrimonio di diritti acquisiti e garantiti si troveranno in conflitto esistenziale con le nuove, che a differenza delle prime, non avranno nessuna certezza futura se non quella di un carico fiscale mostruoso e insostenibile. Il tutto diventa più chiaro se consideriamo che gli obblighi previdenziali non capitalizzati (debiti INPS non dichiarati), secondo dati ufficiali OCSE, superano, in Italia, il 200% del PIL (sono 2 volte il PIL). Ecco il buco nero che si ingoierà questo stato, illegittimo fin dalla sua nascita, generatore di debito pubblico da prima del suo esistere visto che il Regno dei Savoia ha portato in dote un debito enorme, che in 150 anni di unificazione ha risucchiato le floride economie degli stati preunitari oltrechè generare l'attuale terzo debito pubblico più alto al mondo.

L'Autogoverno del Popolo Veneto è l'unico soggetto politico, per il fatto di non intrattenere e non avere mai intattenuto rapporti compromettenti e ricattatori con quelle classi che costituiscono il naturale nemico della privatizzazione tanto radicato nel sistema Italia, che può e deve mettere in atto il nuovo sistema previdenziale nazionale veneto.

Come già verificatosi in altri Paesi, CILE capostipite, il nemico della riforma previdenziale è quel cartello di classi accentratrici che traggono linfa e vita dal sistema previdenziale a ripartizione.

Esse si possono elencare in:

1) gli interessi costituiti che perderebbero i propri privilegi;

2) gli ideologi di sinistra contrari geneticamente a tutto ciò che è privato;

3) i burocrati dell'amministrazione statale della previdenza sociale che sarebbero costretti a guadagnarsi da vivere nel privato;

4) i sindacati che sarebbero privati di gran parte del loro potere politico ed economico;

5) i politici professionisti contrari alla riduzione dell'entità e dei poteri dello stato.

Il modello di riforma a cui ispirarsi è quello cileno o sistema di capitalizzazione individuale.

Attualmente lo stato italiano trattiene dalle buste paga dei lavoratori, tramite il datore di lavoro (sostituto d'imposta) sotto forma di contributi previdenziali, il 33% del loro reddito. Con la riforma Veneta queste somme saranno consegnate tutte in busta paga al lavoratore che avrà l'obbligo di accantonare, ogni mese, il 10% del proprio stipendio (la differenza tra il 33% attuale e il 10% futuro costituirà aumento di stipendio) versandolo in un conto a capitalizzazione individuale di sua proprietà. Le somme saranno versate, non allo stato Veneto, ma a società finanziarie che avranno cura di reinvestire nel mercato finanziario, i capitali raccolti, con il doppio scopo: quello di immettere costantemente nel mondo economico nuove e continue risorse e quello di ricapitalizzare le somme investite. Lo Stato Veneto avrà l'obbligo di supervisionare le aziende che effettueranno gli investimenti. Il beneficio sarà enorme per lo Stato Veneto: economia con flussi costanti di nuovi capitali per innovazione e ricerca, Prodotto Interno Lordo Veneto con incrementi inimmaginabili e conseguente aumento delle entarte fiscali con aliquote massime del 20% e importante ricapitalizzazione dei fondi pensionistici.

Il lavoratore che abbia accumulato un minimo di pensione , almeno il 50% della media decennale degli ultimi stipendi, potrà andare in pensione senza vincoli di età e potrà lavorare senza ulteriormente versare oneri contributivi previdenziali. Il lavoratore potrà ritirare i capitali versati e maturati, in unica somma liquidatoria al momento della pensione o tramite prelievi mensili programmati (rendita vitalizia). Le somme non incassate per morte saranno a disposizione degli eredi.

Sarà garantirà una pensione minima per chi avrà versato almeno 20 anni di contributi e per chi avrà versato meno di 20 anni sarà garantita, dallo Stato Veneto, una pensione sociale minima.

Transizione.

Lo Stato italiano dovrà tener fede agli impegni assunti nei confronti di tutti quei lavoratori veneti che hanno versato nelle casse degli enti previdenziali italiani i loro contributi, o garantendo loro una rendita in base ai capitali versati o consegnando i capitali versati dai contribuenti veneti, opportunamente ricapitalizzati, all'Autorità di Autogoverno del Popolo Veneto che deciderà gli opportuni reinvestimenti. La stessa cosa dicasi anche per quei cittadini Veneti che abbiano versato nelle casse previdenziali italiane somme minime non costituenti, per lo stato italiano diritto ai fini pensionistici.


Daniele Quaglia
Presidente LIFE Treviso


Concetti liberamente elaborati e tratti da: "Pensioni:una riforma per sopravvivere" di Josè Pinera ed. Rubettino-Leonardo Facco



martedì 1 luglio 2008

QUALCUNO MI CONTESTA PERCHE'...

Qualcuno mi contesta perché, dice, sembra che io voglia imporre a tutti i Veneti, indiscriminatamente, l'autogoverno. Tengo a precisare che mai e poi mai sarei capace di una simile violenza.. Quando io parlo di autogoverno , parlo di un diritto legittimo che spetta ai Veneti e al Popolo Veneto. Io sono iscritto all'anagrafe dei Veneti, da sempre mi dichiaro Veneto e mi considero legittimo erede del Popolo Veneto. In quanto tale io, e altri come me, siamo detentori naturali del diritto di autodeterminazione, garantito anche dallo stato italiano tramite la legge 881/77. Non importa il numero, il quanti siamo: non si tratta di una scelta da votare, perché un diritto naturale non si sceglie, è innato. Caso mai la scelta può riguardare esclusivamente una rinuncia a tale diritto. Fossimo quindi 4 milioni, centomila, dieci o uno solo, l'ultimo dei Veneti a non rinunciare a tale diritto, tale diritto ci appartiene fino alla morte. Quindi io non posso imporre a nessuno il godimento del diritto di autodeterminazione come nessuno può imporre a me la rinuncia a tale diritto. Come Veneto, in base al principio di autodeterminazione pago le tasse alle mie istituzioni ed esse ne determinano le aliquote.

Noi dell'Autorità di Autogoverno del Popolo Veneto siamo fortemente convinti che la tassazione, con una oculata politica di spesa senza sprechi, potrebbe essere applicata con aliquota unica del 20%. Noi Veneti che non abbiamo rinunciato al diritto di autodeterminazione paghiamo alle nostre istituzioni il 20% in tasse del nostro reddito. Voi italo-veneti, che avete rinunciato alla vostra identità e ai vostri diritti specifici e naturali continuate a pagare allo stato italiano il 75% in tasse del vostro reddito che continueranno ad alimentare il debito pubblico, gli stipendi e pensioni d'oro di politici, burocrati, magistrati, sindacalisti e di 5 milioni di statali con tutti i loro intoccabili privilegi, salvo sopravvivere aderendo ignobilmente all'evasione fiscale. Italo-Veneti rinunciate pure alla vostra identità e ai vostri diritti naturali! Tanti auguri a voi e ai vostri figli! E che Dio ve la mandi buona! Io, dovessi restare l'ultimo dei Veneti mai rinuncerò alla mia appartenenza, ai miei diritti, e alla mia libertà perché sono nati con me e cesseranno esclusivamente col cessare dei miei giorni.

Daniele Quaglia

lunedì 9 giugno 2008

MISSIONE A STRASBURGO

Il viaggio della libertà. Domenica 1 e lunedì 2 giugno, con un bus da 20 posti e un’auto al seguito, abbiamo attraversato tre stati in cui non si paga il pedaggio autostradale, un autobus può percorrere tutte le autostrade per 24 ore con soli 10 euro, i telelaser sono fissi, funzionanti e in bella mostra; paesi dove il passaggio dei grossi TIR viene contingentato “prima” di provocare intasamenti come a Mestre, lo scontrino fiscale è una cosa sconosciuta, non esiste un mostro di nome IRAP; nazioni dove, per poter pernottare in albergo, non sono richiesti i documenti e non ci sono comunicazioni da fare alle questure, dove la presenza delle forze dell’ordine è tanto discreta da sembrare assenza - ma tanto efficace quanto puntuale all’occorrenza -, dove non esiste uno “stato di polizia” come in Italia, ma tutto funziona meglio, e non esiste quel senso di oppressione che qui il cittadino percepisce costantemente.

Un altro mondo? No! Un mondo che comincia a 54 Km da Milano, un mondo dove tutto sembra funzionare meglio, e ci si domanda il perché!

Ed è a questo mondo che LIFE Treviso si rivolge ora, dopo che la giustizia di questo paese si è dichiarata impossibilitata, con sentenza del Tribunale di Venezia datata 20 febbraio 2008, ad esprimersi circa le questioni sollevate contro lo stato italiano.

Il 2 giugno 2008 potrebbe entrare nella storia non per le filippiche del presidente italiano contro i fanghi nordestini finiti nelle discariche napoletane, ma per il deposito alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, da parte di 25 Veneti coordinati da LIFE Treviso, della causa contro lo stato italiano, accusato di occupare indebitamente un territorio che appartiene, per diritto naturale, al Popolo Veneto, di negare sistematicamente allo stesso Popolo tutti i diritti che le leggi internazionali gli riconoscono, e che l’Italia si è impegnata a promuovere e garantire sottoscrivendo i trattati internazionali.

A Strasburgo si sta riaprendo, per il Popolo Veneto, la speranza di ritornare a vivere in una terra nuovamente libera, secondo le sue proprie tradizioni, i vincoli della sua storia e le ricchezze della sua antica cultura. Saremo nuovamente LIBERI, come per millenni i Veneti sono stati, fino a duecento anni fa; liberi dopo i due secoli più infausti, prodighi di miserie e umiliazioni che questa terra abbia mai visto, tempi in cui i Veneti, sotto occupazione ma mai vinti, sfruttati e oppressi, plagiati e truffati, hanno tenuto in vita questo misero paese.

Veniamo dal più triste periodo della millenaria storia veneta, durante il quale i Veneti hanno subito una diaspora paragonabile a quella degli ebrei; 4,5 milioni di nostri fratelli hanno cercato la speranza di un futuro migliore, lontano dalla terra madre occupata, costretti a questo esodo da governanti che hanno ridotto un insieme di piccoli, floridi e ricchi stati, quali erano prima dell’unificazione, ad un unico paese che è il detentore, ora, del terzo debito pubblico più alto al mondo. I Veneti hanno conosciuto nella ultima recente storia deportazioni, infoibazioni, 27 spartizioni del loro territorio, una vasta emigrazione indotta, e la cancellazione dell’identità storica, culturale e politica, a causa di una ignobile pulizia etnica di stato.

Staremo a vedere quali saranno i primi passi delle Istituzioni Europee in questa contesa; avremo così la possibilità di constatare il loro grado di democrazia e di imparzialità, e di verificare se la non violenza e la forza della ragione dei Veneti avranno la meglio sullo sfruttamento, la prevaricazione e il falso perbenismo degli italiani.

Daniele Quaglia
Presidente LIFE Treviso